venerdì 8 febbraio 2019




















Frutto della collaborazione con la fattoria sociale La Mattonaia, abbiamo ideato dei laboratori, durante i quali i partecipanti affetti da diverse patologie mentali, si sono prestati alla realizzazione di opere che giocassero sulla mercificazione dei multipli della multinazionale Ikea.
La prerogativa era quella di affrontare la marginalizzazione dello stigma, e ho deciso di usare i volti della fattoria “branddizzandoli” sui prodotti che vengono realizzati durante l’anno dagli utenti, rimettendoli sul mercato come pezzi d’arte in galleria.
Il mobile Ikea è servito per rappresentare il mondo contadino dell’azienda agricola messo in crisi dal mercato e a rischio di chiusura, motivo per il quale ogni pezzo sarà messo in vendita e
il ricavato rientrerà alla Mattonaia per far fronte alle spese.
I lavori sono eseguiti da me e dai ragazzi della cooperativa su elementi in legno e ceramica con pennarelli e pastelli a cera, non consoni per una resa permanente, tesi infatti alla riflessione sulla cura che si deve avere per gli elementi fragili.
Il titolo fa riferimento all’unica regola di acqui- sto, ogni cifra sarà accettata purché si rimanga al di sotto dei mille euro.

GSP




Il lavoro GSP si compone della trasformazione in suono di tre opere della Collezione Comunale di Arte Contemporanea di Casa Masaccio e del- la narrazione rap di un testo critico eseguita dal vivo da una crew di giovani rapper del territorio, i MANTICORE.
Le tre opere prese in considerazione, di tre livelli temporali diversi, sono: il quadro di Remo Gar- deschi, La periferia del 1959, Gianni Pettena con la sua installazione a Palazzo D’Arnolfo Dialogo Pettena-Arnolfo e Mauro Staccioli che nel 1996 con l’installazione Corso Italia invase la via principale della città di San Giovanni Valdarno. Il minimo comune denominatore dei lavori è il dialogo che essi hanno con il territorio, presup- posto dal quale sono voluta partire per sviluppare una relazione che andasse al di là della lettura che possa fare un addetto ai lavori.
Ho chiesto a dei giovani rapper della zona di mettere in musica una critica alle opere così come erano da loro percepite.
La base musicale deriva direttamente dai lavori della collezione che attraverso un software sono stati trasformati in sound ed elaborati da Ales- sandro Ielo JQR sound, ingegnere del suono.

GUIDO LISI
































Guido Lisi è un partigiano, che un giorno mi racconta di essersi travestito da donna per riuscire a rientrare al suo distaccamento nel bosco. Nel 1944, Guido diciassettenne, con l’aiuto di una staffetta, Mina Biagini, decide di passare di fronte ai nazifascisti che presidiavano San Gimignano, nel modo più vistoso possibile, così da passare inosservato.
Gli chiedo oggi di reinterpretare fedelmente quella figura che mi descrive dettagliatamente, con turbante, orecchini, rossetto “rosso fiammante”, scarpe a zeppa...E soprattutto borsa contenente pistola e bomba a mano.
Tornando nello stesso posto a San Gimignano da dove era partito Guido, facciamo una serie di scatti di grande impatto mnemonico.
La foto a grandezza naturale prevede un sound di 4 minuti nel quale si sente il racconto del partigiano riguardo a questo episodio.

Fünfhundertsechzig





L’indice di vecchiaia secondo i dati ISTAT per l’Italia, riscontra che ci sono 161,4 anziani per 100 giovani 
ed in Toscana 195,4.
Un punto di incontro tra i due mondi lo si trova at- traverso sonorità che accomunino idealmente le due generazioni; la musica tecno per gli adolescenti e le narrazioni dei partigiani dall’ altra.

L’opera è formata dalla produzione di dieci vinili 12” dal titolo Fünfhundertsechzig, (560 in tedesco) che è il numero delle vittime di Sant’Anna di Stazzema.


Il lavoro sonoro è elaborato dal sound engineer/ composer Alessandro Ielo (JQR sound), mentre una parte della coreografia è curata dal coreografo Pietro Pireddu.
I brani sono il risultato di registrazioni in presa diretta di suoni prodotti dalla vita agricola condotta oggi da un partigiano, rielaborati in modo da divenire musica elettronica-dubstep.

EUROLIT


E’ frutto di una profonda riflessione sull’Europa da un punto di vista socio-politico che prende spunto dal voler superare il buonismo che ci vorrebbe un’u- nione di paesi in dialogo tra loro al di là di confini, religioni, culture e tradizioni diverse.
Questi concetti sono stati portati alle surreali estre- me conseguenze in un’installazione che ricorda gli interni di una farmacia e che ha il suo fulcro nella pillola bianca e blu di Eurolit.
Un composto di ansiolitici e stabilizzatori dell’umore studiato scientificamente per eliminare i problemi legati all’identità.
Una sola somministrazione rende europei per il resto della vita, liberati dal senso identitario.

Il logo scelto si riferisce alla mitologia, quando Zeus si trasforma in toro bianco per sedurre Europa, dalla quale nascerà la stirpe europea.





Il giallo del tappo riprende la stelle della bandiera europea, e lo stesso per il punto di blu.
Lo slogan studiato sugli stilemi farmacologici, è EUROLIT, europei si diventa!

IMPRESSIONI





L’argilla è un materiale plastico ed ha la proprietà di assumere forme, quindi mantenere impressa una memoria indotta. La mia ricerca si basa sulla memoria collettiva, storica e individuale; per Coefficiente H ho coinvolto i cittadini di Certaldo, e di Fiano a raccontarmi delle storie antiche per estrarne poi degli oggetti formali in modo da risultare più accessibile alla memoria. L’oggetto visivamente aiuta il ricordo. Il valore simbolico del materiale argilla, è primordiale, privo quindi di sovrastrutture che possano collocarlo in un preciso riferimento temporale. In qualche modo è stato come forzare un ricordo nell’argilla come se fosse una sorta di sineddoche. Alla fine dell’esperienza ho deciso di non cuocere le lastre, perché rimanesse chiaro il concetto di “responsabilità mnemonica”, che va coltivata, continuamente ricontrollata, per mantenere i dettagli, che andrebbero altrimenti perduti. Sottolineare l’estrema precarietà della stessa, con enormi mattoni all’apparenza poderosi, che se lasciati alle intemperie tornerebbero immediatamente polvere, così come
i grandi avvenimenti storici, che rischiano di essere rimanipolati e ricollocati.

venerdì 5 giugno 2015

Memorie oltre Toscana




Cercando nel passato come farebbe un etnografo, ho raccontato la storia di undici ragazzi tra turchi, polacchi e tedeschi.
Tutti riuniti in Casa Gubileo, dove durante il secondo conflitto bellico, trovarono la morte per mano fascista, diciannove partigiani. Tutto parte da un luogo di memoria per riflettere insieme sulla storia odierna.


Il video racconta attraverso immagini, la storia di tre partigiani che all’epoca erano poco più che adolescenti, intersecata con i pensieri e le riflessioni di giovani che hanno vissuto la stessa storia da punti di vista completamente diversi.